Pendolari: proteste in Sicilia per i fondi alle infrastrutture
“In un momento in cui tutti ottengono miliardi di euro per l’ammodernamento e la costruzione di nuove infrastrutture viarie e ferroviarie, in Sicilia si continua a discutere sull’arretratezza infrastrutturale senza attuare provvedimenti concreti”. E’ la denuncia di Giosuè Malaponti, coordinatore del Comitato pendolari siciliani a seguito dell’approvazione da parte del Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione economica) del progetto per l’avvio di opere pubbliche per 21 miliardi di euro.
Le opere approvate e che possono essere avviate immediatamente riguardano in larga parte il centro nord e sono: il Terzo Valico de Giovi sull’asse Alta velocità Milano-Genova (6,2 mld); l’Av Milano-Verona tratto Brescia-Treviglio (3,8 mld); il Valico del Brennero (4,6 mld) e l’accesso alla galleria di base del Brennero nel tratto Fortezza-Verona (1,6 mld); la Torino-Lione – cunicolo esplorativo della Maddalena (143 milioni); la settima tranche del Mose di Venezia (230 milioni di euro) in tal modo si raggiungerà il 75% della realizzazione dell’intera opera; l’autostrada Pontina Roma-Latina (2,7 mld); la viabilità secondaria del primo lotto dell’autostrada Tirrenica da Rosignano a San Pietro in Palazzi (costo complessivo della Tirrenica 1,8 mld). Mentre per il centro sud approvati due interventi quali la piastra logistica di Taranto (33 milioni) e l’adeguamento ferroviario nell’ambito dell’area metropolitana di Bari (29 milioni di euro).
Secondo Malaponti, per i ritardi infrastrutturali della Sicilia “non è possibile che si punti l’indice nei confronti dello Stato, della Rete Ferroviaria Italiana e di Trenitalia, quando la politica siciliana in materia di trasporto e di infrastrutture, in questi ultimi quarant’anni, non ha prodotto nulla per cercare di diminuire il gap infrastrutturale fra nord e sud”.
Malaponti cita, tra i vari progetti, la mancata realizzazione del Piano Regionale dei Trasporti e dei quattro Piani Attuativi (Aereo-Marittimo-Stradale-Ferroviario) approvati nel 2004.
“Dal danno arrecato per la totale assenza di investimenti infrastrutturali, alla beffa per l’ulteriore taglio dei treni a lunga percorrenza tra nord-sud ed al paventato taglio di 50 treni al trasporto regionale che avverrà, quasi certamente, dal 12 dicembre 2010 – conclude il coordinatore – Le nostre linee sono sempre più disastrate e fatiscenti, mentre si ha il coraggio di affermare che grazie all’Alta Velocità il Paese è più moderno ed avanzato”.