Logistica: Fercam, a rischio investimento da 10 mln di euro a Verona
“Non ci permettono d’investire 10 milioni di euro per la realizzazione di un nuovo e moderno centro logistico da 20 mila metri quadrati per adeguare e mantenere competitiva la filiale di Sommacampagna e dare lavoro a cinquanta nuovi addetti. Non capisco come in questo periodo di crisi in Italia si possano ancora bloccare aziende che vorrebbero investire e aumentare i posti di lavoro”.
La denuncia arriva da Thomas Baumgartner, ad di Fercam e da pochi mesi al vertice della associazione degli autotrasportatori Anita.
Dopo 11 anni di richieste, incontri e progetti finalizzati all’ampliamento e ammodernamento del centro logistico nella filiale Fercam di Sommacampagna (Verona), nei giorni scorsi è arrivato dal Comune il parere negativo alla realizzazione dei lavori, nonostante l’impegno da parte della società a rivedere il progetto sulla base delle delibere comunali, spiegano da Fercam.
“La delusione è grandissima ed ora non solo stiamo valutando l’accorpamento della struttura di Sommacampagna con la sede di Vicenza, ma addirittura di trasferire all’estero le attività di logistica che intendevamo sviluppare in Veneto, portandole in Austria o in Slovenia, dove ci accolgono a braccia aperte e invece di chiedere misure compensative o impegni sul numero di assunzioni di personale, sovvenzionano la costruzione dell’impianto – fa sapere Thomas Baumgartner -. Non ci permettono d’investire 10 milioni di Euro per la realizzazione di un nuovo e moderno centro logistico da 20 mila metri quadrati per adeguare e mantenere competitiva la filiale di Sommacampagna e dare lavoro a cinquanta nuovi addetti. Non capisco come in questo periodo di crisi in Italia si possano ancora bloccare aziende che vorrebbero investire e aumentare i posti di lavoro. Dal 2012 al 2013 il nostro organico a livello globale è aumentato di ca. 60 unità e conta oggi ca. 1550 dipendenti. Nella sola filiale di Sommacampagna operano ca. 60 dipendenti diretti ai quali si aggiungono 80 collaboratori che lavorano indirettamente come cooperative di facchinaggio e padroncini per la raccolta e distribuzione delle merci. Questi dati dovrebbero essere sufficienti per permettere ad una azienda di potersi sviluppare senza lacci e lacciuoli o ulteriori garanzie”.