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L’Austria chiude il transito ai tir
CAMION

L’Austria chiude il transito ai tir

Redazione T-I
29 Marzo 2009
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Il 2 maggio è entrato in vigore il divieto di transito merci in Tirolo imposto dal governo austriaco, e le associazioni di categoria italiane ed europee sono sul piede di guerra. L’Austria ha deciso nei mesi scorsi di introdurre un divieto permanente di transito stradale per alcuni tipi di merci lungo l’autostrada A12 (asse del Brennero). Il divieto interessa autocarri e tir con massa a pieno carico superiore a 7,5 t. Il provvedimento del governo austriaco inibirà il transito stradale ai veicoli che trasportano tutti i tipi di rifiuti, oltre a scarti di legno e della lavorazione del legno, terra, pietre, residui di scavi edili e demolizioni. Tali merci potranno quindi transitare in Tirolo soltanto su ferrovia, con l’eccezione dei trasporti aventi carico o scarico nei comuni tirolesi lungo la A12 e in alcuni comuni sudtirolesi e bavaresi. Ma non è tutto: dal 1° gennaio 2009 il divieto sarà esteso a legno tondo e sughero, minerali ferrosi e non, veicoli e rimorchi, acciaio (tranne quello per l’edilizia), marmo e travertino, piastrelle. L’Austria dunque tira dritto, nonostante il parere negativo in materia della Commissione dell’Unione Europea e una sentenza di condanna da parte della Corte di giustizia europea su un provvedimento simile proposto in passato. Per la commissione, che si era espressa nello scorso settembre, il divieto settoriale di circolazione non è compatibile con le regole comunitarie, in quanto “contiene misure sproporzionate con un limitato effetto sulla qualità dell’aria e non è diretto a contrastare i veicoli più inquinanti ma alcuni tipi di merce”. La commissione fa anche notare che mancano infrastrutture alternative, e cioè che la ferrovia non è adeguata a sostituire l’autostrada.Osservazioni condivise, ovviamente, dalle associazioni di categoria italiane. Voci di protesta si sono levate nei mesi scorsi da parte delle unioni industriali del Nordest. E non sono solo i veneti a lamentarsi. Gli industriali friulani, ad esempio, temono che il divieto si estenda in futuro ad altre merci e soprattutto ad altre tratte. A inizio aprile Alfonso Trapani, segretario generale dell’Anita (l’associazione italiana dell’autotrasporto, aderente a Confindustria), ha scritto ai ministri Bersani, Bianchi e Bonino perché si mobilitino al più presto. “Il provvedimento avrà inevitabilmente conseguenze disastrose sull’attività di molte imprese nazionali”, scrive Trapani. Alla voce degli italiani si sono aggiunte quelle dei molti colleghi europei colpiti dal divieto, riunitisi a Francoforte il 22 aprile scorso: “i veicoli interessati dal provvedimento saranno 300.000, e si riverseranno sugli altri valichi alpini, con gravi conseguenze sul traffico e quindi sull’ambiente. La Svizzera non è disposta ad accollarsi senza contropartita l’aumento del traffico di deviazione. L’inizio di una ‘guerra del transito’ a spese dei trasportatori sembra imminente”.Rincara la dose Trapani: “chiediamo al governo di intervenire subito sui commissari europei, affinché nei confronti dell’iniziativa austriaca – che viola palesemente i trattati ed il principio della libera circolazione, nonché le decisioni contenute nella precedente sentenza della Corte – si ricorra nuovamente alla Corte di giustizia europea”. Il rischio che gli industriali paventano è che senza una condanna della Corte si possa aprire la strada a un’estenuante mediazione, in sede europea, sul divieto austriaco. Che porterebbe molto probabilmente all’accettazione parziale del provvedimento.

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