Roma, pedaggi: il deputato del Pd Anzaldi scrive Authority dei Trasporti sulla questione Congestion Charge
“Rivolgere la massima attenzione dell’Autorità di regolazione dei trasporti all’ipotesi di deliberazione di Congestion Charge e tutelare i cittadini romani rispetto ad eventuali pedaggi che creerebbero condizioni discriminatorie e penalizzanti tali da condizionare e finanche limitare il loro diritto alla mobilità”.
Lo ha chiesto il deputato del Partito democratico Michele Anzaldi in una lettera inviata al presidente dell’Authority dei Trasporti, Andrea Camanzi. Il Congestion Charge è il termine internazionale per definire un’area cittadina accessibile solo dietro il pagamento di un pedaggio. In alcune città europee è già in vigore e altre si stanno apprestando a farlo e si apprende, in questi giorni, per voce del presidente della Commissione Mobilità del Comune di Roma, Enrico Stefàno, che sarebbe già pronta una delibera per l’introduzione, entro due anni, anche nella Capitale, di tale Congestion Charge, più precisamente in tutta la vastissima zona circoscritta dall’attuale anello ferroviario della città.
“A Roma una siffatta misura coinvolgerebbe un’area vastissima, con oltre 4 milioni di abitanti. Priva com’è di una coerente strategia di trasporto multimodale, l’idea del Comune di Roma spaccherebbe in due la città, in assenza di qualunque piano di parcheggi e di supporto alla mobilità dei cittadini. Basti pensare agli orari, alle coincidenze, alle connessioni ferro/gomma, il tutto tra le evidenti criticità del servizio di trasporto pubblico che affliggono l’area metropolitana di Roma e la profonda crisi dell’azienda municipalizzata Atac”.
“Quella del Presidente della Commissione Mobilità – ha aggiunto Anzaldi – del Comune di Roma è una proposta priva di qualsiasi valutazione degli effetti che genererebbe a carico dell’economia della città, dell’accessibilità agli uffici, indifferente alle problematicità per le scuole, alle ripercussioni sulle attività turistiche a partire da chi ci lavora. Inoltre, la totale mancanza di un servizio di trasporto pubblico notturno isolerebbe l’anello ferroviario dal resto della città. Di fatto, quindi, verrebbe ad essere introdotta una vera e propria tassa sugli spostamenti che graverebbe pesantemente sulle tasche dei cittadini romani”.