Libia: aumenta il rischio pirateria navale
Si terrà il 9 marzo il Consiglio Supremo di Difesa convocato dal Presidente della Repubblica, che, tra gli altri argomenti connessi alla sicurezza internazionale, prevede la trattazione della minaccia rappresentata dalla pirateria.
“E’ di fondamentale importanza che in tale occasione l’emergenza in Libia non ponga in secondo piano tale fenomeno – afferma Paolo d’Amico, Presidente della Confederazione Italiana Armatori – ma anzi ne sottolinei il maggior rischio per la navigazione mercantile nelle acque dell’Oceano Indiano, a discapito delle navi, dell’economia mondiale ma soprattutto della sicurezza degli equipaggi che manifestano crescenti preoccupazioni. I recenti eventi in Nord Africa e in Medio Oriente accentuano ancora di più la gravità del fenomeno della pirateria, soprattutto per un paese come l’Italia, forte importatore di materie prime e in particolare di petrolio. Infatti – prosegue Paolo d’Amico – il venir meno del greggio libico ha già portato ad aumentare la produzione giornaliera nei paesi del Medio Oriente. Ciò vuol dire che il trasporto marittimo di petrolio proveniente da quell’area aumenterà ancora con un maggior numero di navi operanti in zone a rischio di pirateria. Già oggi più di tre navi italiane ogni giorno navigano in acque a rischio pirateria”.
D’Amico ha voluto infine ricordare che la nave italiana ‘Savina Caylyn’ attaccata un mese fa in pieno Oceano Indiano, a più di 800 miglia dalle coste somale, è ancora sotto sequestro dei pirati con il suo equipaggio, e che dal mese di agosto 2010 Confitarma ha chiesto al Governo misure urgenti a protezione delle nostre navi.