Lavoratori in sciopero al Porto di Cagliari. Uiltrasporti chiede una cabina di regia per i porti
Stipendi non pagati a maggio e posti di lavoro persi o in bilico. Sono queste le ragioni alla base dello sciopero in corso da questa mattina al porto industriale di Cagliari con manifestazione davanti al varco dogana del porto per l’ingresso dei mezzi pesanti.
Oltre 200 i lavoratori in presidio con lo striscione “Portuali Cagliari”. La protesta ha creato disagi alla circolazione all’ingresso della città. I sindacati ricordano i “licenziamenti per i lavoratori delle imprese CTS e MTS”. E ancora sottolineano lo stato di crisi e difficoltà della scalo: “I lavoratori dipendenti della Cict non hanno percepito – spiegano i sindacati – ancora la mensilità di maggio 2019 così come si preannuncerebbe la stessa situazione a breve per i dipendenti della Iterc. L’azienda Cict nonostante ciò si ostina a voler attivare corsi checker deckman in maniera unilaterale senza aver effettuato alcuna comunicazione alla rappresentanza sindacale aziendale così come chiede al personale di espletare le ferie 2018. Nonostante i nostri numerosi solleciti di incontro utili a riaprire il tavolo di crisi sospeso temporaneamente durante l’avvicendamento del prefetto di Cagliari, non ha ritenuto utile convocare i sindacati di categoria per definire un percorso congiunto che porti a soluzioni positive”.
“Lo sciopero di oggi dei lavoratori del porto di Cagliari rafforza le nostre preoccupazioni e conferma l’attualità delle motivazioni di quello nazionale dello scorso 23 maggio”. A dichiararlo il Segretario Generale, Claudio Tarlazzi, e il Segretario Nazionale, Marco Odone, della Uiltrasporti, che proseguono: “L’assenza di una politica nazionale dei trasporti e di un coordinamento a livello centrale per le infrastrutture, ha consentito alle compagnie di shipping e ai terminalisti portuali di accaparrarsi gran parte delle nostre banchine senza garantire di fatto, traffici e sviluppo del nostro sistema portuale.
“Ad aggravare la situazione – spiegano Tarlazzi e Odone – si è poi aggiunta la crisi del transhipment, i cui effetti si vedono oggi a Cagliari, ma che negli ultimi anni aveva già determinato il collasso dei porti di Gioia Tauro e Taranto.
“Nonostante le nostre sollecitazioni al Ministero dei Trasporti per l’attivazione di un tavolo permanente di confronto sulle emergenze della portualità, non abbiamo ricevuto ad oggi alcun riscontro, né a nulla sono valse le richieste territoriali per scongiurare l’evidente incedere della crisi del porto di Cagliari.
“Non è accettabile che la vita o la morte di un porto sia nelle mani di gruppi imprenditoriali che si sottraggono persino ad un corretto confronto sindacale. Affinché i porti e il lavoro portuale non siano azzerati da un libero arbitrio del gigantismo navale e dell’automazione – proseguono i due segretari – è necessario al più presto creare una vera cabina di regia dei porti italiani partecipata dalle parti sociali, e che sia esercitato un vero controllo pubblico su queste infrastrutture tanto strategiche per il Paese. Occorrono urgenti strumenti di riequilibrio degli organici porto e di riqualificazione professionale in base ai mutamenti del naviglio. Infine è necessario consentire l’esodo anticipato dei portuali in caso di crisi o di
inabilità.
“I porti ed i lavoratori portuali sono un patrimonio necessario alla crescita del Pil del Paese e alla ripresa economica della nostra industria manifatturiera; abbandonarli nelle mani di compagnie armatoriali e terminaliste interessate solo alla speculazione senza portare sviluppo, sarebbe una enorme mazzata per le imprese i cittadini del Paese”.