Spazio: Francia e Germania discutono di tecnologie di rottura, in UK tiene banco Galileo
L’asse franco-tedesco per tecnologie innovative “made in Europe” guarda anche allo spazio. “Stiamo ponendo in essere delle azioni congiunte con DLR (agenzia spaziale tedesca, NdR) per lavorare su tecnologie di rottura, considerate strategiche per Francia e Germania”, ha dichiarato ad Air & Cosmos il presidente dell’agenzia spaziale francese, Jean-Yves Le Gall, che con l’omologo tedesco, Pascale Ehrenfreund, ha firmato, in occasione del salone ILA di Berlino, una lettera d’intenti per tecnologie innovative in materia spaziale. “Non dobbiamo – ha aggiunto il Cnes – rimanere fermi di fronte ai progressi reali o supposti che siano dei nuovi attori spaziali americani”.
Al centro della cooperazione, lanciatori (riutilizzabili), propulsione, Stazione spaziale internazionale, Space Tug ed esplorazione. Intanto, in Gran Bretagna, l’attenzione è tutta sul sistema satellitare Galileo e in particolare sulla parte relativa ai dati criptati, che potrebbe costituire una problema post Brexit. Il sistema Galileo è sviluppato dall’Europa e costituisce l’equivalente migliorato del GPS americano. Il primo satellite della costellazione, che sarà completata nel 2020, è stato lanciato nel 2005. La sua accuratezza sarà di un metro per la parte commerciale e di un centimetro per i dati protetti. La piena capacità operativa del programma è prevista per il 2020. Il Regno Unito ha fatto sapere di voler continuare a partecipare al segnale aperto del programma e di auspicare invece un accesso privato al segnale protetto per le sue forze armate. Tuttavia, l’accesso britannico alla parte criptata di Galileo, potrebbe essere stoppato dall’Ue dopo la Brexit.
“Gli accordi su Galileo saranno un importante banco di prova per lo scambio di informazioni relative alla sicurezza”, fanno sapere fonti ufficiali UK, sottolineando anche che il governo May potrebbe optare per un sistema di navigazione satellitare domestico. Un professore dell’università di Leicester ha dichiarato che un sistema britannico è assolutamente fattibile da parte del Regno Unito da un punto di vista tecnico, ma che costerà molto e sforerà il budget.
Dal 2005 il Regno Unito ha speso per Galileo 1,4 miliardi di euro, dei 12 totali. Il Paese ha giocato un ruolo di primo piano nel programma europeo attraverso Airbus, che in questo momento sta anche partecipando al tender per la fornitura del segmento di terra della costellazione, valutato 200 milioni di euro. “Una delle condizioni previste dalla gara indetta dall’agenzia spaziale europea è che tutto il lavoro sia guidato da una società europea”, spiega il costruttore. “Per vincere, sarà quindi necessario spostare tutto il lavoro basato in UK nei nostri stabilimenti francesi e tedeschi nei tempi previsti”.
Eva Lami