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Anfia: necessaria una politica industriale per rilanciare il settore automotive italiano
CAMION

Anfia: necessaria una politica industriale per rilanciare il settore automotive italiano

Redazione T-I
4 Dicembre 2018
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L’assemblea annuale di Anfia “Una politica industriale sull’automotive per vincere le sfide tecnologiche e normative del settore” fotografa lo stato dell’arte del settore automotive italiano proponendo soluzioni per rilanciare il settore.

Apre i lavori il Presidente uscente Aurelio Nervo che, dopo aver presentato il neo eletto Presidente Paolo Scudieri, sottolinea come “in anni di proficua trasformazione [….] il nostro settore abituato e capace di evolversi e addirittura di anticipare il futuro necessita di essere adeguatamente sostenuto” per vincere le sfide del futuro.

Il neo presidente Scudieri spiega nel suo intervento che gli scenari della mobilità futura impongono cambiamenti dirompenti non solo tecnologici ma anche strutturali e sociologici, che é necessario assecondare, accompagnare e supportare in modo sinergico e trasversale.

Negli ultimi anni il settore automotive é stato trainante per la ripresa, dal punto di vista della produzione (+4.4% nel 2017 rispetto al +3,6% della produzione industriale complessiva). Dati che dimostrano – nonostante la flessione dei primi 10 mesi del 2018 – come l’industria debba essere al centro del programma di governo poiché “non c’é crescita sociale e occupazionale senza la creazione di condizioni favorevoli per il rafforzamento e l’ampliamento del settore imprenditoriale italiano”. “C’é un enorme potenziale di crescita” su cui si deve investire, ma lo scenario attuale non va in questa direzione. Il depotenziamento di misure importanti come l’iperammortamento, il superammortamento e immatricolazioni e del ben 11% di quelle diesel. Di contro é doveroso notare come continui invece la crescita dei carburanti alternativi.

Ad ostacolare la crescita del settore – sottolinea Scudieri – sono poi le preoccupanti legislazioni europee di riduzione delle emissioni della CO2 al 2030, che fissano obiettivi irragionevoli da raggiungere senza un cambio radicale non solo della produzione ma sopratutto del mercato e delle abitudini di acquisto.

La mobilità a zero emissioni é raggiungibile solo a fronte di una politica industriale che passi innanzitutto, non dall’incentivo all’acquisto delle macchine elettriche, ma dalla realizzazione delle infrastrutture di ricarica. La filiera deve riconventirsi ma ha bisogno di un “quadro di condizioni abilitanti in grado di garantire l’efficacia dei suoi sforzi”.
Per vincere le sfide del futuro é essenziale garantire un lavoro sinergico tra il mondo imprenditoriale e quello pubblico-privato. Si deve poi rafforzare la collaborazione tra imprese, ITS e Università per garantire la nascita di figure professionali in linea con le trasformazioni del mercato. Bisogna poi “favorire la crescita dimensionale delle aziende e […] continuare ad attivare strumenti finanziari come il Fondo Strategico Italiano e il Fondo Italiano di Investimento”.

Il futuro va quindi programmato per gestire in modo intelligente e graduale la transizione verso la mobilità elettrica. Bisogna individuare i vuoti della filiera per sviluppare in Italia attività manifatturiere legate all’elettrificazione e ai nuovi servizi di mobilità.

Alla fine dei lavori, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte accoglie la richiesta emersa nel dibattito di una legislazione intelligente e ragionata che accompagni la transizione verso una mobilità a zero emissioni spiegando che sarebbe “miope – per i protagonisti del settore automotive – non accogliere le sfide e le opportunità che pone la mobilità del futuro“.
D’accordo con l’idea di non creare un electric divided  assicura che l’operato del governo ha come obiettivo quello di mantenere la manifattura italiana leader in Europa e nel Mondo puntando su capitale umano e innovazione. Temi che affronta nel dibattito interno e con gli interlocutori europei per dare il giusto peso all’automotive, settore trainante dell’intero comparto.

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