Per Dirk Hoke è l’Eurofighter, non l’F-35, la soluzione per la Germania
Dirk Hoke, da circa 18 mesi alla guida di Airbus Defence and Space, torna a chiedere un “asse” Parigi Berlino (leggi Airbus e Dassault) per un sistema da combattimento europeo di sesta generazione. In una lunga intervista al quotidiano francese Les Echos il numero uno della divisione spazio e difesa del costruttore europeo ha spiegato che il summit franco-tedesco dello scorso 13 luglio ha segnato una tappa senza precedenti nelle relazioni franco-tedesche (specie dopo l’arrivo di Macron) nel settore della difesa e che pertanto la possibilità di dare vita ad una cooperazione industriale per un nuovo sistema da combattimento (che stando ai rendering presentati recentemente dalla divisione potrebbe essere composto da un caccia “messo in rete” con sciami di droni, ndr) è adesso una possibilità concreta.
“L’Europa – ha dichiarato Dirk Hoke – non può continuare a mantenere tre differenti tipi di caccia (Rafale, Eurofighter e Tornado), con i precedenti si arriva a 20 modelli di velivoli, è aberrante. La dichiarazione del 13 luglio ci offre una chance di arrivare a un sistema più ragionevole”. Quello che Francia e Germania evocano in questo momento, si legge, è un sistema da combattimento che sostituisca le flotte attuali. “I Tornado e gli F-18 spagnoli entro il 2035, Eurofighter e Rafale dopo il 2045”.
La questione più urgente riguarda la Germania, che deve sostituire i suoi caccia Tornado, vicini al limite della vita operativa. Il capo di stato maggiore della Luftwaffe, generale Karl Mullner ha indicato, poco tempo fa, dopo una serie di briefing classificati con gli Stati Uniti aventi ad oggetto le prestazioni e i costi del JSF, l’F-35 della Lockheed Martin come soluzione migliore per sostituire i velivoli della Panavia. “Temo – dichiara Dirk Hoke – che quanto affermato dal generale Mullner non rifletta il pensiero del governo tedesco e della Difesa”.
In tema di capacità operative la problematica di Berlino è quella di avere garantita la sovranità militare tra il 2035 e il 2045 (quando dovrebbe arrivare la sesta generazione europea, ndr) e la capacità – dice Hoke – di trasportare bombe nucleari americane, funzione oggi assicurata dai Tornado. “Esistono delle soluzioni alternative: l’Eurofighter ad esempio può essere certificato allo scopo. Questo permetterebbe di avere una soluzione europea e di evitare l’acquisto dell’F-35, di cui i partner europei non avranno mai la gestione”.
Le dichiarazioni del ceo lasciano intendere che l’intesa politica franco-tedesca in tema di difesa si tradurrà in una cooperazione industriale paritetica tra Airbus DS e Dassault. “E’ opportuno – dice Hoke – trovare una soluzione win-win per creare assieme l’aereo del futuro, che permetterà a tutta l’industria aeronautica europea di mantenere le sue competenze nella difesa. Senza questo programma con un orizzonte temporale al 2040, queste sono destinate a scomparire”.
Francia e la Germania, per il ceo, devono pertanto prendere la guida del progetto e invitare gli altri Paesi ad unirsi. “Airbus e Dassault hanno capacità complementari per farlo”.
Durante l’intervista Hoke ha parlato anche del drone europeo (Euro MALE). “La Germania a seguito di un arbitrato tra i due Paesi, si è vista assegnata la guida del progetto, mirato ad un sistema bimotore come vuole il Parlamento tedesco”. “Anche la Francia necessita di un sistema di sorveglianza analogo – si legge – se non vorrà dipendere dagli americani. Sono sicuro che troveremo un buon compromesso”. Riguardo questo programma una decisione è attesa nel secondo trimestre 2018, mentre per la sesta generazione europea bisognerà aspettare giugno. “L’industria non può attendere ancora. C’è in gioco l’avvenire dell’autonomia strategica europea”.
Per diminuire i costi di sviluppo dei programmi della difesa Hoke ha indicato un accelerazione digitale come strada percorribile. “Il settore della difesa è in ritardo sulla trasformazione digitale. Non è più pensabile definire programmi decennali con il rischio che non corrispondano alle crisi reali”.
Nota dolente di Airbus DS rimane l’aereo da trasporto tattico A400M. Su questo programma il ceo ha dichiarato: “Stiamo negoziando con OCCAR un’ottimizzazione del programma e un nuovo calendario di consegne visto che le certificazioni richieste dai clienti iniziali non sono state ancora ottenute, ma il processo sta andando avanti e siamo fiduciosi per il futuro”. Airbus DS ha fatto inoltre sapere di essere in trattativa per quattro contratti di export con altrettanti Paesi. Negoziazioni in corso anche per l’Eurofighter. “Stiamo partecipando a molte competizioni: Belgio, Svizzera, Colombia, Malesia, Indonesia, Finlandia e seconda tranche in Arabia Saudita”.
Eva Lami