Lisa Pathfinder centra l’obiettivo: primi risultati della missione
Lisa Pathfinder ce l’ha fatta: ha dimostrato la fattibilità tecnologica della costruzione del futuro osservatorio spaziale per onde gravitazionali. La sonda, realizzata dall’Esa con il fondamentale contributo dell’Agenzia Spaziale Italiana, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e dell’Università di Trento, era stata lanciata il 3 dicembre scorso con un lanciatore Vega e i primi risultati della sua missione sono stati presentati oggi a Madrid con ritrasmissione a Roma all’Istituto nazionale di Fisica Nucleare. In particolare, il team scientifico di Lisa Pathfinder, precorritrice tecnologica dell’osservatorio spaziale di onde gravitazionali pianificato dall’Esa come terza grande missione nel suo programma scientifico Cosmic Vision, ha verificato la possibilità di mettere delle masse di prova in caduta libera nello spazio interplanetario, con una precisione – mai raggiunta in precedenza – che sarà indispensabile per il funzionamento dell’osservatorio gravitazionale.
All’interno della sonda – ha spiegato l’Infn – sono state poste due masse di prova identiche (due cubi di oro-platino di 2 kg ciascuna e di lato 46 mm) a una distanza di 38 cm, circondate da un vettore spaziale, che ha il compito di schermare i cubi dalle influenze esterne e che aggiusta la sua posizione continuamente per evitare di toccarle. L’aspetto cruciale dell’esperimento infatti è aver posto le masse in caduta libera, monitorando che si muovano sotto l’effetto della sola gravità, poiché anche nello spazio diverse forze – come il vento solare o la pressione di radiazione della luce solare – disturbano le masse di prova e la navicella.
I risultati dei primi due mesi di attività scientifica della missione dimostrano che le due masse di prova a bordo della navicella sono in caduta libera nello spazio sotto l’azione della sola gravità, del tutto indisturbate da altre forze esterne, e quindi praticamente immobili l’una rispetto all’altra. Questo risultato è stato ottenuto con una precisione cinque volte maggiore di quella richiesta in fase di progetto.
Anche tecnologia italiana
“Siamo orgogliosi di contribuire al successo di una missione molto ambiziosa, che, aprendo la strada alla costruzione di un osservatorio spaziale per le onde gravitazionali, porterà ad una nuova fase della conoscenza umana e permetterà di sviluppare tecnologie per una migliore qualità della vita sulla terra”, ha commentato Luigi Pasquali, Direttore del Settore Spazio di Leonardo-Finmeccanica, che ha un ruolo di primo piano nella missione.
Grazie al sistema di propulsione a gas freddo sviluppato da Leonardo, Esa è in grado di controllare l’orientamento e la posizione nello spazio della sonda con grappoli di micromotori in grado di apportare correzioni infinitesime, così da simulare una condizione di assenza totale di disturbi. I sensori d’assetto digitali – Smart Sun Sensor (SSS) -, anch’essi realizzati da Leonardo, sono stati utilizzati invece durante il lancio, il trasferimento e le operazioni nell’orbita, mentre il pannello fotovoltaico, con i suoi 900 W di potenza e il 28% di efficienza (quasi il 50% in più di un pannello solare terrestre), fornisce l’alimentazione ai sistemi della sonda.
Thales Alenia Space (società partecipata da Thales e Leonardo-Finmeccanica) ha fornito poi ad Airbus Defence and Space, il prime contractor del satellite, apparecchiature del segmento di bordo e terrestre, tra cui il trasponditore per Telemetria, Traiettografia e Comando (TT&C) in banda X, che agisce come unica interfaccia tra la sonda e la stazione di terra, e ha curato la simulazione e il collaudo dei sistemi di alimentazione. Al programma contribuisce anche Telespazio (joint venture tra Leonardo e Thales) che ha supportato i servizi di lancio da Kourou, ha fornito sistemi software per il lanciatore e il segmento di terra della missione e supporta l’ESOC nelle operazioni spaziali.