Autotrasporto: Inca Cgil, malattie professionali in aumento ma poche denunce
Gli autotrasportatori sono “esposti al pari, se non di più, degli edili a subire infortuni e malattie professionali, per i quali, a dispetto della crescente domanda di tutela, resta molto basso il riconoscimento del nesso causale da parte di Inail”. Lo denuncia l’INCA, patronato della Cgil.
“Secondo i dati ufficiali, nei trasporti in generale, ogni anno, si accertano circa 27 mila infortuni e 130 morti, di cui 100 avvenuti in occasione di lavoro. Il 70% interessa l’autotrasporto e la logistica delle merci, cioè quei settori maggiormente esposti ad una vera e propria competizione selvaggia. Stress, fatica, disturbi muscolo-scheletrici e obesità sono i principali fattori che rendono il lavoro insalubre per chi lo svolge”, riferisce l’INCA, secondo cui “le patologie muscolo-scheletriche denunciate all’Inail sono aumentate del 65%, a partire dal 2008, anno in cui sono state aggiornate le tabelle delle malattie professionali”.
“Ciononostante, il livello di riconoscimenti del nesso causale con il lavoro da parte dell’Istituto assicuratore non ha seguito lo stesso andamento, confermando gli ostacoli per i lavoratori di accedere alle tutele previste in questi casi”, spiega l’INCA.
Per il segretario generale della Filt Cgil, Alessandro Rocchi, complice anche la crisi, il settore del trasporto merci è sottoposto a “fenomeni competitivi europei e mondiali, che si sviluppano in modo pericolosamente distorto”, con il reclutamento di lavoratori extraeuropei. “Sia nell’autotrasporto che nella logistica delle merci – ha spiegato -, queste differenze nell’origine dei lavoratori si annullano quando si analizzano le caratteristiche fondamentali del loro lavoro: poche regole, tanto lavoro, poco salario; rapporti di lavoro dei più svariati, dove perfino il voucher è spesso sopravanzato dal lavoro irregolare, inteso nel senso proprio del termine e che, in molti casi, è corretto definire vero e proprio lavoro nero; forme cooperative finte, talmente finte che, specialmente nella logistica, molti lavoratori ignorano addirittura di esserne soci”. Condizione legata, secondo Inca, alla pratica di mascherare incidenti e patologie per evitare di essere dichiarati inidonei e perdere così il lavoro.
Un altro dato significativo rilevato dall’Inca riguarda l’età del mezzo di trasporto che, nella maggior parte dei casi, supera i dieci anni. Un fattore preoccupante che riduce i livelli di sicurezza nel lavoro. Strettamente connesso a questo problema è l’orario di guida che supera le 7 ore giornaliere continue, quasi verso il limite massimo – avverte l’Inca – permesso dalla normativa europea, che non vale solo per i 24 paesi della Unione Europea, ma anche per altre aree geografiche extra UE.