Infrastrutture e trasporti: Federmanager, serve uno scatto in avanti
“Lo sviluppo delle infrastrutture e dei trasporti è un tema cruciale per la competitività del nostro sistema Paese e per la produttività delle nostre aziende”. Questo è il commento di Giorgio Ambrogioni, presidente Federmanager, durante il workshop nel quale è stato presentato un libro-rapporto sul settore elaborato da Federmanager e CERTeT-Università Bocconi.
“Non è accettabile continuare a trovare l’Italia al 24simo posto nella classifica dei paesi calcolata in rapporto agli indici di connettività, sicurezza del trasporto, modernità, logistica, affidabilità – ha aggiunto Ambrogioni – Sembra di rileggere uno studio di Confindustria di ventidue anni fa, che segnalava le identiche problematiche che sono sul tavolo ancora oggi. Questo Paese ha bisogno di un colpo d’ala, la politica dovrà avere una visione strategica. Non si può parlare di competitività dimenticando di dare effetto a politiche che devono intervenire sugli asset strategici. La politica deve elaborare una visione, il management che Federmanager rappresenta deve dare il proprio contributo per tradurre la visione in un progetto. Altro aspetto essenziale – ha concluso Ambrogioni – la contaminazione del mondo accademico e del mondo manageriale, da questo mix di esperienze e competenze si può ottenere quell’innalzamento della qualità, anche un termini di apporti al mondo della politica, che una classe dirigente deve saper dare. L’impegno di Federmanager è quello di puntualizzare e di legittimare il ruolo di una classe dirigente responsabile, attiva, pronta a dare il suo contributo”
“Decisivo risulterà il passaggio dal distretto industriale a un distretto di tipo logistico e territoriale – ha commentato Carlo Poledrini vice presidente Federmanager – fare sistema, in una parola fare rete, diventa essenziale per guardare al futuro e per avviare quelle economie di scala, su cui si reggono i grandi progetti dei corridoi strategici, cui l’Italia non deve rimanere estranea. Per far questo occorrono imprese solide e capacità organizzativa e non una logica di perseguire una maggior integrazione economica e sociale con l’Europa e i paesi del Mediterraneo è centrale per la crescita dell’Italia, non solo per accompagnare le esigenze dell’industria manifatturiera attraverso la riduzione dei costi degli interscambi, ma anche per rimanere agganciati a mercati con dinamiche economiche migliori rispetto a quelle nazionali”.