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Infrastrutture: cresce il riciclo della pavimentazione stradale (25%), ma Italia fanalino di coda in UE
Infrastrutture

Infrastrutture: cresce il riciclo della pavimentazione stradale (25%), ma Italia fanalino di coda in UE

Redazione T-I
25 Febbraio 2020
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 Cresce il riciclo della pavimentazione stradale attestandosi al 25% con un risparmio di materie prime per circa 300 mln di euro. Migliora la performance italiana, rispetto al 20% del 2014, ma restiamo fanalino di coda in Europa dove la media del riciclo è del 60%. È quanto emerge dall’analisi condotta dal Siteb– Associazione Strade Italiane e Bitumi – sul riciclo delle pavimentazioni stradali nei principali Paesi Europei (fonte Eapa).

Siteb ha calcolato che il riutilizzo del 25% del fresato comporta ogni anno il minor impiego di 300.000 tonnellate di bitume vergine (riduzione del fabbisogno di petrolio) e il recupero di 7.500.000 tonnellate di inerti, equivalenti in termini economici ad un risparmio di circa 300-320 milioni di euro di sole materie prime.

Riciclando il 100% delle pavimentazioni rimosse, il risparmio economico salirebbe fino a 1.200 milioni di euro/anno di sole materie prime, senza considerare tutti i vantaggi ambientali dovuti a minori importazioni di petrolio, al minor ricorso alle cave, ai minori trasporti di materie, ai minori costi di lavorazione e alle minori emissioni in atmosfera. In questo modo si eviterebbe la produzione di bitume di 3 raffinerie di medie dimensioni, salvaguardando inoltre l’aspetto paesaggistico del territorio.

“In Italia per il fresato d’asfalto, nonostante il recente Decreto End of Waste (69/189), resta ancora molta strada da percorrere. “Nonostante la normativa nazionale ed europea spinga, verso l’utilizzazione accorta e razionale delle risorse ambientali, dichiara il Direttore del Siteb – Stefano Ravaioli – la nostra burocrazia, il complesso regime autorizzatorioe il pregiudizio di tecnici e progettisti ostacolano ancora lo sviluppo del riciclo del fresato d’asfalto, limitandone l’impiego. […] È paradossale che proprio nel Paese in cui c’è la maggior disponibilità di fresato “pulito” (senza l’inquinamento da catrame), riciclabile al 100%, si faccia il possibile per ostacolarne anziché incentivarne il recupero”.

“Siamo comunque grati al Ministero dell’Ambiente – conclude Ravaioli – per avere emanato un Decreto End Of Waste per il fresato d’asfalto che mette ordine nel recupero del materiale lasciando purtroppo però inalterati i limiti quantitativi delle vecchie autorizzazioni in procedura semplificata. Per incentivare il recupero e portare l’Italia ai livelli degli altri paesi europei è necessario tuttavia un ulteriore sforzo per semplificare ulteriormente le procedure, senza lasciare spazio a interpretazioni differenti mettono in difficoltà le imprese. Codice degli Appalti e Criteri Ambientali Minimi strade possono contribuire seriamente alla Green Economy purché, soprattutto questi ultimi, si basino su concetti semplici e realizzabili”.

Il riciclo in Europa e nel Mondo

Sul podio per il riciclo del fresato stradale troviamo il Belgio (95%), il Regno Unito (90%) e la Germania (84%), seguite da Olanda (71%) e Francia (70%).

Le alte percentuali di recupero derivano anche da legislazioni ad hoc. In Francia vige il “divieto” di portare in discarica il fresato d’asfalto, considerato “prodotto primario”, da riutilizzare nel ciclo produttivo. La Germania, giudica il fresato d’asfalto (13 mln di tonnellate/anno) come il miglior materiale costituente. In Olanda, paese notoriamente povero di terra, sono attivi impianti che eliminano l’eventuale presenza di catrame nel materiale raccolto e consentono di recuperare totalmente l’inerte.  In Inghilterra, Giappone e Stati Uniti gli studi di settore si concentrano sul numero di volte in cui si può riciclare il fresato.

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