GS1 Italy: la lezione del COVID-19 per il largo consumo e per la supply chain
Quali impatti ha avuto il Coronavirus sul largo consumo? Risponde l’indagine “COVID-19 nel largo consumo. Quali effetti e quali implicazioni per la supply chain?”, realizzata da GS1 Italy in ambito ECR con i ricercatori di LIUC Università Cattaneo e Politecnico di Milano.
Dal confronto con oltre 90 imprese della Produzione e della GDO emerge una fotografia rappresentativa delle implicazioni provocate dall’emergenza Coronavirus sulla filiera italiana del largo consumo e delle azioni messe in campo dalle imprese sia nell’immediato sia per il futuro, in termini di Business continuity.
“I risultati presentati sono il punto di partenza per una riflessione di più ampio respiro che coinvolga le imprese, tramite gruppi di lavoro e di discussione, in un percorso di miglioramento continuo – commenta Silvia Scalia, ECR and training director GS1 Italy -. È il momento di individuare le best practice da condividere per mettere a frutto quel che abbiamo imparato dall’emergenza COVID-19 e per prepararci ad affrontare meglio i rischi del futuro”.
“Bene ma non benissimo”
Nonostante sia passato uno tsunami – spiega in una nota GS1 Italy – la filiera del largo consumo sembra aver retto il colpo.
La scarsa disponibilità di alcune categorie di prodotti è stata la criticità che ha avuto il maggior impatto sulla GDO, poiché il 60% dei retailer segnala di aver avuto significativi problemi di approvvigionamento, nonostante una copertura scorte in media di 21 gg (generi vari) nei Ce.Di.
Il 72% dei rispondenti GDO auspicando un miglioramento della situazione, prevede che da qui alla fine dell’anno non avrà impatti significativi sulla catena di fornitura.
Gli impatti nella fase logistico-distributiva
Dall’indagine emerge che il settore della logistica sembrerebbe aver retto bene la crisi.
Nonostante le condizioni critiche di lavoro dei 3PL (social distancing, fenomeni di assenteismo) durante il lockdown, il 56% delle aziende GDO afferma di non aver riscontrato significativi ritardi nelle consegne.
Nel rifornimento Ce.Di.→PdV la maggioranza delle aziende GDO non ha riscontrato problematiche significative, disponendo di una flotta “dedicata” di automezzi e che opera in modo continuativo.
In alcuni Ce.Di., il 36% delle aziende GDO ha riscontrato cali di produttività rilevanti o disastrosi, a causa del social distancing e dei fenomeno di assenteismo. In alcuni casi ciò ha comportato problemi in fasi di ricevimento, con estensione finestre di scarico. Per il futuro, la maggioranza delle aziende GDO confida di tornare vicino ai livelli di produttività ante Covid, nonostante l’applicazione delle norme previste per legge.
Sul lato dei Produttori, il 77% dei PRO dichiara di non avere avuto problemi significativi nel reperire autotrasportatori, dovuto ad un surplus temporaneo di offerta di trasporto. Per il futuro, la maggior parte dei PRO confida in un’offerta di trasporto pari a livelli ante Covid, nonostante la cronica carenza di autisti del recente passato (88% sono ottimisti).
Iniziative di Business Continuity
La riduzione e la prioritizzazione dell’assortimento sono le più diffuse misure di Business continuity adottate sia dalla GDO (+47%) che dai produttori (+53%), best practice per il futuro volte a ridurre la complessità e far fronte ai problemi nelle scorte in caso di emergenza.
Le aziende di distribuzione hanno puntato sulla disponibilità e sulla flessibilità della manodopera per garantire il funzionamento dei magazzini non automatizzati e ritengono importante lavorare in questa direzione per il futuro (+29%). Chi disponeva di un magazzino automatico non ha invece evidenziato problemi di produttività.
Decisivo è stato l’aumento della collaborazione di filiera (+21% per i retailer e +25% per i produttori) per mitigare l’effetto bullwhip. Il miglior coordinamento tra le figure che si occupano di operation presso i produttori e quelle che seguono la logistica presso i distributori dovrebbe continuare anche oltre l’emergenza per aumentare l’efficienza della supply chain.