Aeroporto di Trapani: da sottosegretario Santangelo no a fusione con Palermo
La crisi dell’Aeroporto di Trapani è stata al centro del consiglio comunale convocato oggi, in particolare per discutere il progetto di fusione tra gli aeroporti di Palermo e Birgi, che nei giorni scorsi sembrerebbe aver fatto un passo importante con un atto d’indirizzo promulgato dalla Regione Sicilia. Non ha partecipato di persona ma ha comunque fatto arrivare un proprio contributo in assemblea il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Vincenzo Santangelo, riportando pubblicamente quanto appreso da uno studio degli atti e delle manovre riguardanti l’aeroporto, portato avanti in questi anni.
“Si è arrivati, spinti dalla crisi, al punto di concepire una fusione di Airgest (Birgi) con Gesap (Punta Raisi) ma questo è un progetto che risale al Piano di Crocetta del settembre 2017 – ha spiegato Santangelo –. Crocetta aveva già deciso di portare Airgest alla fusione con Gesap, oppure di venderne le quote a privati. Tutto ciò è scritto nel Documento di Revisione Straordinaria delle Partecipate. Avevamo già capito, esaminando i bilanci e interloquendo con l’Autorità di Regolazione dei Trasporti, che i contributi di comarketing hanno fatto guadagnare solo il vettore atterrato a Trapani, ma contemporaneamente hanno portato l’Airgest al dissesto. Adesso siamo certi che, nel pieno della crisi, l’Autorità non aveva neanche ricevuto dalla Regione un vero Piano di risanamento dell’Airgest. Lo abbiamo scoperto leggendo un’Ordinanza della Corte dei Conti, depositata il 31 gennaio di quest’anno, nella quale la Corte fa presente alla Regione l’obbligo di inviare all’approvazione dell’Autorità dei Trasporti un Piano di risanamento triennale, proprio perché si trattava di salvare un’entità importantissima come Airgest, che fornisce al pubblico servizi di interesse generale”.
“Non sappiamo, quindi – ha aggiunto Santangelo – se questo Piano sia stato poi realizzato e inviato alla Corte dei Conti e se sia stato inviato e approvato dall’Autorità dei Trasporti. In ogni caso, vanno accertate dalla magistratura le responsabilità dei protagonisti di omissioni così evidenti. È certo che la Regione Siciliana abbia speso soldi dei contribuenti, ma i risultati negativi sono sotto i nostri occhi. C’è però chi racconta ancora che Airgest sia stata risanata e che adesso risulti ‘appetibile’. Insieme ai nostri portavoce all’Ars Valentina Palmeri e Sergio Tancredi, coni quali portiamo avanti le ricerche, con un lavoro meticoloso, in questi giorni ci chiediamo per chi possa essere appetibile. Sempre la Corte dei Conti, infatti, ha acceso una luce sul fatto che tale piano non era neanche allegato al Verbale dell’Assemblea straordinaria Airgest dell’8 agosto 2017 che pure aveva deliberato la sua approvazione. Il nostro studio ha approfondito molte questioni che stanno alla base del fallimento di questa politica aeroportuale che ha fatto prevalere la legge del più forte e che condanna le strutture più piccole come Birgi ad essere subalterne a quelle più grandi. Purtroppo, dobbiamo constatare come il nuovo governo regionale abbia proseguito verso la dismissione, senza vigilare abbastanza e senza neanche chiedersi se fosse obbligatorio dismettere la società, come si diceva nel Piano Crocetta. E infatti, non lo era. Molto denaro pubblico è stato investito, ma i documenti dimostrano che una vera programmazione su Birgi non è mai esistita e che la società è stata lasciata al suo destino. Questi e altri documenti loprovano”.