Dossier Anfia trasporto passeggeri: forte invecchiamento del parco autobus italiano
Negli ultimi vent’anni sono stati immatricolati in Italia complessivamente 76 mila autobus nuovi. Nel decennio 2001-2010 la media annuale degli autobus venduti è stata di 4.533 unità, mentre nel decennio successivo, 2011-2020, la media è scesa a poco meno di 3.100 unità.
Questi sono solo alcuni dei dati emersi dal Dossier Trasporto Passeggeri e Mobilità 2021 elaborato da Anfia.
Il trend individuato nel report evidenzia le conseguenze della crisi economica sul settore autobus: una domanda appiattita su una media annuale di 2.800 autobus dal 2009 al 2014, conseguente al calo degli investimenti delle Regioni per l’ampliamento e il rinnovo delle flotte di autobus destinate al trasporto pubblico locale.
Questo trend ha determinato un forte invecchiamento del parco autobus, con effetti negativi per l’ambiente, per la sicurezza dei veicoli e dunque dei passeggeri e degli autisti.
“Possiamo senz’altro affermare che è venuta a mancare a livello nazionale e locale l’urgenza di investire nella mobilità pubblica con servizi moderni ed efficienti alternativi al trasporto privato e un’azione concreta contro l’inquinamento atmosferico”, si legge nel documento Anfia.
I dati delle immatricolazioni
Dal 2015 le immatricolazioni di autobus sono progressivamente aumentate fino al 2018. Nel 2019 si è registrato un lieve calo e nel 2020, complice l’avvento della pandemia da Covid-19 e le relative restrizioni alla mobilità, c’è stata una vera e propria discesa: -28.1% rispetto all’anno precedente.
Nel 2020 ci sono state infatti 3.143 nuove immatricolazioni (elaborazioni ANFIA sui dati del Ministero dei Trasporti al 31/03/2021, e la categoria di bus meno richiesta è stata quella dei turistici. Considerando il fortissimo impatto della pandemia sul settore turistico nel 2020, questo dato non ci stupisce particolarmente.
Il mercato ha registrato un calo del 37.5% nel primo semestre 2020, quello del primo lockdown da marzo a maggio, mentre nel secondo la diminuzione si è fermata al 18.6%, grazie ai piccoli recuperi dell’ultimo trimestre, unico periodo dell’anno ad essere stato in positivo insieme a gennaio, quando ancora non potevamo immaginare ciò che sarebbe capitato durante l’anno.
Nel primo semestre 2021 le immatricolazioni sono aumentate del 19,3% rispetto al primo semestre del 2020, soprattutto a causa dei mesi di lockdown e chiusura delle attività non essenziali, quando le nuove registrazioni avevano subìto un impatto enorme. Non si può comunque dire che il mercato sia andato bene: considerando il confronto con il primo semestre del 2019 i volumi sono calati del 25,4%.
L’emergenza sanitaria ha innescato cambiamenti immediati e duraturi nei comportamenti individuali e collettivi capaci di influenzare il modello di vita della maggioranza delle persone. Lo smart working, per esempio, è entrato in modo permanente nell’organizzazione del lavoro di molte aziende pubbliche e private e questo è un fattore che continuerà ad esserci anche nel futuro.
Sempre parlando di lavoro, molte riunioni si svolgeranno online, visto il boom di quel tipo di piattaforme multimediali durante il primo lockdown. Allo stesso modo gli studenti universitari, grandi fruitori dei mezzi pubblici, avranno la possibilità di seguire le lezioni anche in via telematica. Questa rivoluzione avrà dunque effetti positivi sulla congestione del traffico e sull’affollamento dei mezzi pubblici.