Ferrovie: addio ai nomi dei treni
La “Freccia del Sud” Milano-Agrigento, il “Treno del Sole” Palermo-Torino, il “Tirreno” Ventimiglia-Roma”. E ancora, il “Vesuvio” Milano-Napoli”, il “Peloritano” Roma-Palermo, la “Freccia della Laguna” Siracusa-Venezia. Ecco i nomi che per decenni hanno contraddistinto i più importanti treni italiani.
Oggi questi nomi sono scomparsi. Da quest’anno Trenitalia ha cancellato le denominazioni tipiche degli Intercity e degli Espressi diffondendo e pubblicizzando solo Frecciarossa, Frecciargento e Frecciabianca. Una standardizzazione molto pratica, ma che avvilisce la “poesia” del treno. Gli eleganti e affusolati Etr 500 da 300 all’ora risultano tristemente anonimi, indistinguibili l’uno dall’altro, in qualche modo spersonalizzati e spersonalizzanti. Inoltre, mentre con “Alessandro Manzoni”, “Cavour”, “Tevere”, “Aspromonte” si rendeva omaggio a personaggi illustri o ai paesaggi d’Italia, con i nuovi nomi si indica solo il tipo di treno in sé, a prescindere da tutto il resto. Senza contare che i nomi del passato indicavano treni con caratteristiche proprie, oltre che tecniche, anche di servizio: potevano essere più lunghi o più corti, possedere certi colori o certi altri, comprendere il vagone letto o quello ristorante, fare una fermata in più o una in meno. Qualcuno di essi poteva addirittura avere un difetto tutto suo, come la scomodità o il perenne ritardo.
In conclusione, il nuovo corso Fs sta avvelenando la fantasia di cui oggi, anche nel freddo mondo dei trasporti, ci sarebbe bisogno. Vincenzo Foti