Il contributo dell’economia del mare nel nutrire il pianeta
“Feeding the Planet: the Maritime Economy Contribution” è il rapporto realizzato dalla Federazione del sistema marittimo italiano assieme a D’Appolonia (Gruppo Rina) e al Censis, presentato ieri a Milano, alla Camera di Commercio, per fare un punto sull’economia del mare nel settore dell’agro-alimentare.
Lo studio, realizzato in occasione di Expo 2015 , evidenzia “come le attività marittime svolgano un ruolo fondamentale nell’assicurare l’alimentazione mondiale con efficienza energetica e sostenibilità ambientale”. Così il presidente della Federazione Paolo d’Amico ha presentato il rapporto sottolineando anche che “il mondo del mare sia un fattore di sviluppo anche per l’industria agro-alimentare, fiore all’occhiello della nostra economia”. Da quanto emerso, infatti, nel mondo sono 5.800 miliardi le tonnellate-chilometro prodotte dal trasporto marittimo di merci alimentari e 160 milioni le tonnellate prodotte dalla pesca.
Entrando nel dettaglio, i volumi trasportati via mare contano oggi circa 100milioni di tonnellate di alimenti deperibili (carne e pollame, frutta e verdura, pesce, latticini, altre categorie) e circa 400 milioni di tonnellate di granaglie (frumento, altri cereali e soia). In Italia, i flussi di prodotti agro-alimentari diretti all’estero sono pari a circa 22,5 milioni di tonnellate, per 34,3miliardi di euro; mentre il trasporto di prodotti agro-alimentari che tocca i porti italiani è pari a 26,2milioni di tonnellate (cioè il 7% del totale delle merci mosse via mare). I traffici marittimi internazionali sono il 72%, per 18,9milioni di tonnellate, a fronte di 7,3milioni di tonnellate che da porti italiani si imbarcano verso altri porti del Paese.
“Quello marittimo – ha spiegato ancora d’Amico – è il 65% del trasporto globale di cibo e le emissioni di CO2 corrispondenti sono solo pari al 12%. Ogni tonnellata trasportata viaggia per oltre 5.500 miglia (10.500 km). Il commercio marittimo assicura l’interscambio di merci agricole e alimentari, mettendo in comunicazione aree continentali altrimenti isolate e obbligate solo a scambi terrestri. Le attività marittime servono il 90% del commercio mondiale, che nell’ultimo decennio è cresciuto da 6 a 10 miliardi di tonnellate e salirà nel 2030 a 17 miliardi. L’integrazione tra le varie aree del pianeta e il loro sviluppo, non sarebbero possibili senza il contributo del mare”.