Ponte Morandi: Toti riferisce alla Camera per la conversione in legge del decreto Genova
“Il porto di Genova, per quanto produce e per la sua strategicità, è sottofinanziato rispetto ad altri porti del Paese già in una situazione normale. Credo che in questo caso di emergenza si possa fare uno sforzo in più. Non saprei suggerire la cifra più adatta ma serve il più possibile. Può essere un’occasione per rimediare anche a sottovalutazioni del passato”. Così il presidente della Regione Liguria e commissario per l’emergenza di Ponte Morandi, Giovanni Toti, questa mattina alla Camera dei deputati ricevuto in audizione dalle commissioni riunite Ambiente e Trasporti per la conversione in legge del decreto Genova. “Certamente occorre eliminare il tetto dei 30 milioni all’anno alla quota del 3% di compartecipazione all’Iva, che configura uno stanziamento aggiuntivo neppure di 15 milioni- precisa il governatore-inoltre, occorre inserire nella zona logistica semplificata ulteriori zone retro portuali al momento escluse”.
Per quanto riguarda lo stato di salute dello scalo genovese, Toti ricorda che “le tasse portuali sono calate sensibilmente a settembre, i traffici meno: il porto di Genova resta sostanzialmente in buona salute ma in una situazione di difficoltà. Ecco perché, anche se magari non coerente con l’emergenza, come istituzioni locali avevamo chiesto di inserire il completamento del finanziamento del sesto lotto del Terzo valico per dare agli operatori portuali un senso di stabilità e continuità circa la volontà di investimento del governo e di continuità del porto. Era un effetto psicologico più che di utilità pratica”.
Il presidente chiede poi di estendere anche al 2019 tutte le agevolazioni fiscali previste dal decreto per il solo 2018. Sempre a livello di tempistiche, su suggerimento del deputato ligure leghista, Flavio Di Muro, relatore di maggioranza sul decreto, Toti chiede anche che venga inserita una norma che preveda in automatico la riassegnazione al 2019 dei fondi eventualmente non utilizzati nel 2018 perché “da qui a dicembre, per quanto si vada veloci, non credo si riuscirà a spendere granche'”.
“Le risorse non soddisfano le esigenze. Inutile dare l’assalto alla diligenza, è nota la situazione del bilancio dello Stato. Il dl si discute in contemporanea con la legge di stabilità. Ma il volume del danno della comunità di Genova è superiore a quanto previsto dal decreto – ha aggiunto Toti -. Forse è più difficile demolire i monconi del ponte Morandi rimasti in piedi piuttosto che ricostruire il nuovo viadotto. Per demolirlo, infatti, bisogna prendere alcune decisioni complesse dal punto di vista sociale: utilizzare le microcariche con esplosioni che ricadano sulle case o smontarlo con eventuali rischi per la sicurezza di chi ci lavora? Il progetto di demolizione è molto complesso”.
“I sensori di cui stiamo ultimando l’installazione- prosegue il governatore- ci dovrebbero aiutare da un lato a capire se gli sfollati potranno rientrare nelle proprie case con un piano di accompagnamento simile a quello delle zone rosse dei terremoti, dall’altro ci daranno informazioni sulla stabilità del ponte per far decidere al commissario per la ricostruzione quale piano di demolizione sia giusto scegliere”.