Cassini addio, la sonda precipita su Saturno
Dopo venti anni la sonda Cassini ha concluso la sua missione ed è precipitata oggi nell’atmosfera di Saturno: alle sue spalle una lunga scia luminosa simile a una stella cadente. Termina così una delle missioni più importanti e ambiziose della storia della conquista dello spazio nella quale l’Italia, attraverso l’Asi, ha partecipato congiuntamente con la Nasa e l’Esa.
Cassini-Huygens fu lanciata da Cape Canaveral il 15 ottobre del 1997 a bordo di un vettore Titan IV-Centaur che la portò, dopo un lungo viaggio con fly-by intorno a Venere, Terra e Giove ad inserirsi in orbita intorno al pianeta degli anelli il 1 luglio del 2004. Dopo sette anni di viaggio e tredici di attività la sonda ha inviato a terra, attraverso la sua grande antenna di 4 metri di diametro progettata e costruita in Italia dalla Thales Alenia Space, una mole di informazioni che terrà occupati gli scienziati per i prossimi anni per scoprire i dati mancanti sulla formazione di Saturno e sui suoi anelli.
Cassini ha inviato a terra, già dal suo arrivo, spettacolari immagini di un pianeta poco conosciuto. Ma la bellezza delle immagini ravvicinate degli anelli che circondano Saturno è solo una parte degli eccezionali risultati della missione che ci ha svelato la superficie di un mondo prima ignoto. Titano, con i suoi mari di idrocarburi o Encelado, che si credeva fosse un piccolo satellite ghiacciato e poco importante e che si è invece rivelato, con i suoi geiser di acqua che sono l’evidenza di un mare sotterraneo, un mondo dove potrebbero esserci le condizioni per lo sviluppo di forme di vita.
Gli strumenti di Cassini ci hanno dato le ultime informazioni, fondamentali, man mano che si è avvicinato al tuffo finale. La Camera ha inviato sulla Terra le conclusive dettagliate e ravvicinate immagini prima di essere spenta, NIMS e VIMS, strumenti con l’Italia protagonista, hanno funzionato fino all’ultimo. Il contatto radio si è spento pochi secondi prima che Cassini si dissolvesse nell’atmosfera di Saturno, inviandoci ancora ulteriori dati.
Nel suo ultimo viaggio la sonda è stata seguita dalla Sardinia Deep Space Antenna (SDSA) dell’Agenzia Spaziale Italiana, posizionata in provincia di Cagliari, ultima arrivata ma tra le più potenti antenne che fanno parte del Deep Space Network. SDSA ha visto il team dell’Asi, ben supportato dai colleghi dell’Inaf, equipaggiare in poco tempo, ma in modo adeguato il radiotelescopio per “sentire” le missioni di spazio profondo. Il Sardinia Radio Telescope (SRT) è stato realizzato pochi anni fa dall’Inaf (Istituto Nazionale di Astrofisica) in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana, la Regione Sardegna e il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca.
“Cassini ha esteso in modo esponenziale la nostra conoscenza del Sistema Solare – ha detto il presidente dell’ASI, Roberto Battiston -. Questa missione, inoltre, è un esempio del miglior linguaggio della scienza, il linguaggio della cooperazione internazionale e della condivisione dei dati scientifici, essenziale per il successo delle esplorazioni spaziali. L’ASI ha una grande tradizione di collaborazione con le più importanti agenzie spaziali del mondo, e gli accordi che abbiamo fatto per la Sardina Deep Space Antenna, che entrerà nel Deep Space Network della Nasa, innalzano ad un livello superiore la capacità spaziale italiana. Una prova di questa capacità l’abbiamo avuta il 22 agosto con il primo collegamento tra Cassini e la Deep Space Antenna. Potremmo definirla una storia d’amore scientifica: due strumenti italiani che si sono “baciati” dopo vent’anni ad oltre un miliardo di chilometri di distanza”.