ALIS mette a terra l’F-35B a Yuma. Secondo stop in pochi mesi
Temporaneamente sospese le operazioni di volo dei caccia F-35B sulla base di Yuma in Arizona. A determinare questo secondo stop in pochi mesi alle operazioni del caccia – il primo aveva riguardato i caccia in versione A di stanza a Luke -, nuovi problemi al software dell’Autonomic Logistic Information System (ALIS), il sistema che sovrintende a tutte le operazioni di missione e manutenzione del caccia della Lockheed Martin. Ad aprile scorso era stata installata sulla versione CTOL e su quella C la versione 2.0.2 del sistema, mentre ne era stata rimandata l’integrazione sullo STOVL.
Secondo quanto dichiarato dal generale Mark Wise, comandante del 3° Aircraft Wing del Marine Corp, le operazioni in volo del VMFA-211 sono state sospese temporaneamente per “alcune anomalie” riscontrate dopo l’upgrade del software 2.0.2 sull’F-35B. “Non c’è nulla che non vada riguardo le performance o la sicurezza del velivolo in se, ma è opportuno che il sistema ALIS lavori perfettamente prima di riprendere le operazioni in volo”, ha detto in uno statement Kurt Stahl, direttore public affairs al 3° Marine Aircraft Wing, aggiungendo che sia il costruttore che il Joint Programme Office dell’F-35 stanno lavorando per risolvere la questione.
La notizia, arriva a pochissimi giorni dalla ripresa delle attività a Luke, dove si addestrano anche i piloti e manutentori italiani. In quel caso i caccia erano stati messi a terra dal 9 al 21 giugno per il verificarsi di alcuni casi di ipossia che hanno colpito alcuni piloti, di cui non è stata specificata la nazionalità, in volo con l’F-35A. In Italia sulla vicenda l’onorevole Luca Frusone del M5S ha presentato un’interrogazione al ministro della Difesa. Intanto, secondo quanto uscito su alcuni organi di stampa, ci sarebbe anche l’Italia tra gli 11 Paesi che avrebbero sottoscritto con gli Usa impegni d’acquisto per 440 JSF. Notizia data dalla Reuters qualche giorno fa. Assieme al nostro Paese, avrebbero assunto nuovi impegni Gran Bretagna, Australia, Danimarca, Israele, Giappone, Olanda, Norvegia, Turchia e Corea del Sud. In particolare, l’Italia si sarebbe impegnata “per 17 aerei in tre anni: tre del 12° lotto nel 2018 (due per Aeronautica e uno per la Marina), cinque del 13° nel 2019 (due Aeronautica tre per la Marina) e nove del 14° lotto nel 2020 (quattro per AM e cinque per MM), per circa 1,3 miliardi di euro”. Se confermato salirebbe a 32 il numero di F-35 che l’Italia prevede di acquisire entro il 2020.