Crisi Ilva: Confindustria Taranto, ripercussioni gravi sull’autotrasporto
La crisi dell’Ilva influirà negativamente su 400 autotrasportatori che lavorano nell’indotto del complesso siderurgico. L’allarme è stato lanciato dalla Confindustria di Taranto.
“Sono quattrocento circa (la cifra è approssimata per difetto) gli autotrasportatori che lavorano alle dirette dipendenze del centro siderurgico – sostiene l’associazione di categoria – ed altrettante le famiglie che, per la quasi totalità monoreddito, vengono gravate dalla mancanza pressoché totale di lavoro, che peraltro ha già comportato la cassa integrazione per buona parte di questi dipendenti e in alcuni casi il licenziamento. Molti autotrasportatori, inoltre, sono piccoli imprenditori di se stessi, aggiunge Confindustria, e la loro condizione è arrivata al limite della sopravvivenza a causa del sequestro della produzione di acciaio che di fatto ha congelato la vendita dei prodotti e di conseguenza tutta la relativa pianificazione legata allo smistamento e all’autotrasporto delle merci”.
Per Confindustria, inoltre, intorno all’Ilva esiste un indotto “invisibile” che gravita attorno al trasporto dei prodotti siderurgici e che è composto da meccanici, gommisti, manutentori e piccoli artigiani che subiscono “il rischio di una totale assenza di tutele sul fronte del sostegno al reddito”.
“La riflessione è dovuta in quanto la situazione che si va delineando va ad avvalorare ulteriormente la preoccupazione che Confindustria ha già ampiamente espresso in occasione della conferenza stampa di mercoledì scorso – sostiene la Confindustria di Taranto -. L’allarme non può riguardare solo i lavoratori diretti e indiretti, ma si estende ad intere e molteplici filiere che quasi mai compaiono nelle analisi prospettiche da più parti tracciate in conseguenza della crisi dell’Ilva. Tutto ciò non può che avvalorare, purtroppo, quanto a più riprese e da tempo denunciamo: a rischiare di saltare è un intero sistema, con tutte le conseguenze immaginabili”.