Connettere l’Italia: dal Mit le strategie per una nuova stagione della mobilità
Si è svolto oggi presso l’Aula Magna dell’Università “Sapienza” di Roma il convegno “Connettere l’Italia. Strategie e risultati di una nuova stagione della mobilità”, alla presenza del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio. Tra i temi dell’incontro le politiche e le scelte a supporto della crescita economica del Paese che passa anche attraverso il miglioramento del sistema infrastrutturale nazionale: dalla stagione delle grandi opere tout court a quella delle opere utili, grandi o piccole, per connettere l’Italia e far emergere il ruolo centrale per gli scambi da e per l’Europa.
“Finalmente l’Italia fa rete e realizza un piano in cui le infrastrutture si mettono al servizio del Paese – ha detto Delrio –. Un filo rosso collega i nostri provvedimenti che invitano a cooperare. Oggi siamo qui per capire quanto ancora c’è da fare, ma il percorso è impostato bene nella nuova ottica di interconnessione che valorizza le peculiarità geografiche, senza competizione con le aree limitrofe. La geografia è destino e le politiche marittime sono fondamentali, viste le caratteristiche dell’Italia. Il paese può diventare una piattaforma logistica, attirando investimenti internazionali, ma si devono anche superare i limiti posti dai valichi alpini. Per una nazione che ha scarsità di risorse complessiva, la selezione delle opere è fondamentale”.
Delrio ha poi puntualizzato che le inefficienze logistiche costano al Paese dai 24 ai 34 miliardi, l’efficientamento del settore, invece, farebbe recuperare tra i 7 e i 10 miliardi all’anno. Un percorso, ha spiegato il ministro, che passa attraverso il nuovo codice appalti – un antidoto contro “la tendenza italiana a cercare scorciatoie” – ma anche attraverso l’integrazione modale e la cura del ferro. Il titolare del dicastero fa sapere che sono stati “stanziati oltre 110 miliardi per infrastrutture considerate principali. L’85% di questi (circa 93,5 miliardi) è già stato finanziato, grazie allo sforzo dei governi Renzi e Gentiloni. Sono stati finanziati tutti i valichi alpini e le connessioni porti-ferrovie. Abbiamo così messo al centro della programmazione la logistica, un settore che vale oltre 100 miliardi di fatturato”.
Tra i settori che richiedono maggiore attenzione figura anche quello del Tpl e in particolare il parco autobus che richiede con urgenza interventi per uno svecchiamento radicale: “Il 30% degli autobus italiani è stato immatricolato prima del 2000 – ha spiegato Giuseppe Catalano, esperto struttura tecnica di missione Mit e docente Sapienza Università di Roma -. Nel 2016 sono stati acquistati solo 1000 autobus, il 2% del parco rotabile. Nel decreto dedicato al settore, attualmente in via di conversione, è stata fissata la certezza del fondo nazionale trasporti con un piano di risorse non più legato al gettito delle accise sui carburanti, ma con una dotazione di 5 miliardi con trasferimento dallo Stato alle regioni. È inoltre in preparazione il piano nazionale strategico della mobilità sostenibile. Nei prossimi mesi sono previsti diversi interventi per il settore della gomma con risorse per 10 miliardi di euro e nei prossimi 18 mesi entreranno in servizi 5000 nuovi autobus poi 1500/2000 fino al 2033”.
“La certezza di risorse e la sintonia con il ministero delle Infrastrutture e Trasporti consentirà alle FS spa di mettere in campo investimenti per 5-6 miliardi l’anno nei prossimi anni, dopo che nel 2016 è stata raggiunta quota 4,2 miliardi”, ha affermato l’ad del Gruppo FS Renato Mazzoncini -. Questa certezza ci ha dato la possibilità di fare un piano da 57 miliardi spostando il baricentro sulle linee regionali sulla base di una strategia condivisa”.