Ferrovie dello Stato: si dimette il Consiglio di amministrazione
Il Consiglio di amministrazione di Ferrovie dello Stato Italiane SpA ha rassegnato le dimissioni. L’azienda fa sapere che un’assemblea per la nomina del nuovo Consiglio sarà convocata il più presto possibile.
“Provvederemo rapidamente alla nomina del management chiamato a condurre la società nel processo di valorizzazione avviato formalmente con il DPCM varato questa settimana dal Governo sulla privatizzazione di Ferrovie dello Stato – afferma il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan in una nota -. A tutti gli amministratori, e in particolare a Marcello Messori e a Michele Elia nei rispettivi ruoli di presidente e amministratore delegato, va la gratitudine del Governo per il lavoro svolto. Provvederemo rapidamente alla nomina del management chiamato a condurre la società nel processo di valorizzazione avviato formalmente con il DPCM varato questa settimana dal Governo”.
Anche il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, esprime “un ringraziamento ai vertici di Ferrovie dello Stato, e in particolare a Marcello Messori e Michele Mario Elia, per la preziosa collaborazione nel conseguimento dei risultati dell’azienda”.
Il segretario generale della Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi, ha diffuso una nota critica rispetto al processo di privatizzazione avviato di recente: “Le dimissioni del cda del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, quale conseguenza della diversità di vedute con il Governo rispetto alla privatizzazione del Gruppo, evidenziano quanto sia sbagliato affrontare una scelta così complessa e strategica per il Paese con mere logiche di far cassa. Il Gruppo Fs ha da tempo avviato un pesante processo di risanamento che ha portato gli organici da 220.000 a poco più di 60.000, adesso occorre ancor di più qualificare e sviluppare il trasporto delle merci e dei passeggeri per poter strutturare le condizioni di crescita economica. Questa logica di svendere asset tanto strategici per l’Italia con diktat privi di buon senso – conclude Tarlazzi in una nota – non faranno che produrre danni ad una economia ancora troppo debole e mettono in pericolo le prospettive occupazionali”.